9 Novembre 2014- Cerimonia commemorativa a Castelplanio

Interventi del consiglio comunale dei ragazzi di Castelplanio alla cerimonia commemorativa dell’Unità nazionale e delle forze armate, che si è svolta nel capoluogo domenica 9 novembre. Siamo qui oggi per ricordare tutte quelle persone che hanno perso la vita per la patria, per il nostro paese, quando ancora non era una nazione completa, quando non si era liberi. Infatti 100 anni fa aveva inizio la Grande guerra, ossia la prima guerra mondiale. Seguirono anni duri per l’Italia, coinvolta nella guerra più spaventosa che fino ad allora il mondo avesse mai visto, una guerra di trincea contro l’impero Austriaco, che per secoli aveva occupato Trento e Trieste. Tutto il popolo italiano lavorò e soffrì con i suoi soldati e con le Forze Armate. E il 4 novembre del ’18 venne conquistata la vittoria, con il prezzo altissimo di numerosi morti. Impariamo dalla storia: non si possono e non si devono risolvere conflitti politici tra Nazioni attraverso l’uso delle armi. Solo con il dialogo, ragionando pacificamente si può giungere a qualcosa di positivo e di costruttivo, perché la guerra porta, ha portato e porterà soltanto morti e disperazione. Lo vediamo ogni giorno dai telegiornali, con sessantaquattro conflitti in corso sparsi in tutto il mondo: le guerre ci circondano, seminando stragi di innocenti che si affacciano alla vita, dolori di famiglie spezzate,tristezza.

Scriveva Bertold Brecht:
La guerra che verrà Non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame, la povera gente, egualmente.  – Paolo Cantiani – sindaco dei ragazzi di Castelplanio

Si legge in alcune testimonianze: La situazione delle truppe è tragica. Si diffonde la disperazione. I soldati non hanno neppure la forza di ribellarsi: escono dalle trincee piangendo, andando incontro alla morte come una liberazione. Nel maggio 1917 l’undicesima battaglia dell’Isonzo è costata 36.000 caduti e 120.000 tra feriti e prigionieri. Corre voce che tre reggimenti si siano arresi senza combattere… Si diffonde anche la disperazione. Negli uffici della censura si accumulano montagne di cartoline: i soldati contadini invitano i parenti a casa a non seminare, così verranno la carestia e la fine della guerra. Nelle città è già stato introdotto il razionamento: mancano burro, zucchero, petrolio; aumenta il tasso di mortalità tra i civili, dilagano la malaria e la tubercolosi. (dal libro di Aldo Cazzullo “La guerra dei nostri nonni”)
Anche i poeti partiti volontari raccontano la drammaticità della guerra considerata inutile.
San Martino del Carso
Di queste case
Non è rimasto
Che qualche brandello
Di muro
Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto
Ma nel cuore
Nessuna croce manca
È il mio cuore
Il paese più straziato. (Giuseppe Ungaretti)            Il consigliere Christian Martinelli

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